LA LUCE E LE TENEBRE

 

Introduzione alla figura di Caravaggio attraverso le sue opere

Giovedì 21 settembre, presso la Chiesa parrocchiale di san Maurizio a Vedano Olona, L’Associazione Fiera di San Pancrazio ha ospitato la conferenza “La luce e le tenebre. Introduzione a Caravaggio” del giornalista e scrittore Luca Frigerio.

L’evento apre le iniziative promosse in occasione della festa patronale di San Maurizio e precede l’apertura della mostra “Dentro il Caravaggio”, che sarà ospitata dal 29 settembre 2017 al 28 gennaio 2018 presso Palazzo Reale a Milano.

Diciotto capolavori di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, provenienti da tutto il mondo saranno riuniti insieme per la prima volta, per mostrare la profonda umanità di quest’artista attraverso le sue tele: un’umanità fatta di gestualità, luci e ombre, ritratti di gente comune.

Caravaggio nelle sue opere racconta se stesso e la sua epoca. Racconta la sua fragilità e quella di tutti gli uomini, con le loro sporcizie dell’anima e del corpo, come le unghie scure di Tommaso mentre penetrano il costato di Cristo nel dipinto “L’incredulità di Tommaso”; come i piedi sporchi dei viaggiatori della “Madonna dei pellegrini”, due figure inginocchiate, forse il ritratto del committente a fianco alla propria madre. Essi giungono di fronte alla Madonna, che li accoglie con un inchino, un muto saluto, porgendo loro il Bambino Gesù, la Via della Salvezza. Gli stessi piedi sporchi di San Carlo Borromeo, che in quegli anni Caravaggio avrà visto passeggiare scalzi per le vie di Milano, guidando le tante processioni fatte dal vescovo col sacro chiodo, implorando la fine dell’epidemia di peste.

Racconta l’incontro dell’uomo con la fede attraverso le mani, i gesti dei protagonisti dei suoi dipinti: nella mano sicura di Cristo, chinato verso Tommaso, che spinge le dita dell’apostolo nel suo costato per incontrarlo, guidarlo nel penetrare la sofferenza del Figlio dell’uomo; nelle braccia aperte verso il cielo di San Paolo nel dipinto della sua conversione, quasi una natività, la rinascita dalla cecità fino al martirio.

Le mani più belle dell’opera caravaggesca sono però dipinte nella “Vocazione di san Matteo”: l’indice di Cristo (forse copiato dal “Giudizio universale” di Michelangelo Buonarroti), novello Adamo, puntato verso Matteo, mentre l’apostolo ha una mano posata sui soldi e una puntata verso di sé, nell’indifferenza generale, mentre un giovane conta il denaro e un vecchio fissa lo sguardo sulle monete, quasi a indicare l’attaccamento alla realtà materiale che vive l’uomo di ieri, ma anche di domani. Infine, ad attraversare la scena, un fascio di luce che squarcia il buio della stanza e, al centro, l’intelaiatura della finestra a forma di croce e San Pietro: la passione di Cristo e la Chiesa, guide nel cammino del convertito al momento della consapevolezza della sua chiamata, che lo rende diverso da tutta la realtà circostante e lo spinge verso la luce della Salvezza.

Infine Caravaggio si racconta in prima persona nei suoi dipinti: nella “Deposizione”, dove San Giovanni e Nicodemo sorreggono il corpo morto di Cristo, lasciando cadere il braccio di Gesù fino al pavimento di marmo, ricordo forse di un altare, quasi benedicente. Nel volto di Nicodemo, che è stato il primo artista ricordato dalla tradizione cristiana, vi è forse l’autoritratto di Caravaggio, ma senza dubbio vi è l’immagine dell’artista di ogni tempo, la cui missione è quella di portare Cristo con la sua opera.

L’ultimo dipinto che è stato presentato è la “Cattura di Cristo”: ritrae il momento esatto in cui Giuda prende consapevolezza del suo tradimento e si chiude nella disperazione; diversamente da Pietro non si pente né confida nel perdono di Dio. È il momento in cui Cristo vive l’estremo abbandono, perfino San Giovanni che sarà con Lui sotto la croce qui è ritratto urlante, di spalle, nell’atto di fuggire in preda al terrore. Nel buio di quella notte, pochi punti luce, il riflesso delle armature e una lanterna, portata da un uomo posto fra i soldati: è Caravaggio, il suo ritratto è perfettamente riconoscibile. Egli è nascosto fra i peccatori: vuole vedere, vuole affacciarsi, vuole incontrare quell’uomo di cui ha sentito parlare, ma che non conosce.

È la firma del pittore: in punta di piedi nel buio per vedere la luce di Cristo.

SIMONA BRAMANTI- 24/09/17

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